Ci nascondiamo come topi
con le code infinite che spuntano
dalle nostre tane arcuate
poi resuscitiamo in cucina e sui muri ingialliti
lasciando fuori la nottegiorno che adesso si è rischiarata
all’improvviso
il cielo è come un’idea
e mentre il ragazzo azzurro
-Grande dràgo celeste-
ci sta narrando la fine delle inimicizie
e il decesso del cane fulvo
noi brindiamo segretamente
segretamente cantiamo
i nostri venticinque ventisette ventott’anni
eppure rimaniamo rinchiusi
nei nostri disastri notturni
e vengono a farci visita fantasmi sempre diversi
da quando Ferlinghetti ci aveva chiesto
di uscire per le strade
di far vedere il culo nudo pallido della poesia
i morti che non avremmo voluto
hanno gettato acqua di fiori sui nostri occhi
serrati come tende 1953
e così rimaniamo vigili
e durante la nostra veglia da topi di fogna
guardiamo la nostra giovinezza,
guardiamo-la nostra giovinezza.