Sono incubi
quelli che
precedono le mie notti,
dove il futuro imbastito,
d’umanità latente
– risorge –
fievole ed insicuro,
ai primi raggi
d’un sole demoniaco.
Nel suo gelo sfioriscono,
begonie d’ombra
dai colori onirici,
selvatiche reminiscenze
incastonate
sui gradini d’una chiesa
apostolica romana
– piazza folle –
dove chiudere gli occhi,
con briciole del domani
per i sepolti usignoli
in pugno
– santificava-
d’immortale libertà