Si Dice

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Immagine © Gero (Calogero Cammalleri)

 

Si dice,
che forse il mogano
adegua meglio l’impresa
del celare per decoro
la violenza della morte

[eh!]

Del drappello che ti spolpa
odo già l’avvicinarsi
eppure, avevi della classe
in quel sorriso da vivente.

Ma come?
Come è potuto accadere?
Se da poco avevi stretto le tue fauci
E sornione dileguavi nei tuoi intenti
e tra Odi , piccoli i rigurgiti e i tuoi stenti!

Inconcepibile  come la foga,
la maturata forza espositiva
sia dileguata nel lasso d’uno zoccolo
che scalpita sul parquet!

[Oi oi oi!]

Ci credevamo salubri ed immortali!
Quasi come fendere con la penna questo cielo
E Invece ora ‘muuuu_ooo_riii’ in un solco di vergogna

Si dice,
Che se avessimo avuto
il coraggio di affondare
il coltello dentro al petto
l’eleganza del mistero
elargirebbe ai nostri versi
qualche eone di speranza.

Che ogni sciocchezzuola
o quadrilatera chimera
sarebbe giustappunto
riallocata, riclassificata
dietro al tonfo d’un suicida
in caduta a Timbuctù

[Eh!]

Se fossimo ancora ombra
la penombra o perdio la polvere!
Di queste immorali congetture
non avremmo ancora i salmi.
Non staremmo ad aspettare
ad ovviare sul precetto
sulla forma e perdiana
stordiremmo ancora il passo
con le nostre invocazioni!

Si dice,
che il sofisma ha sciolto il nodo
che la strada è ormai finita
e che nulla
nulla più
da questo inchiostro
avrà il senso della nascita
o il tepore della morte.

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