Una carezza essere portati via
dentro polluzioni d’ali,
rimanere su striature secche
quando il piombo mangia la saggezza.
Chiamarsi plausibile
perché si è ciocchi
d’ottani a bruciare,
basta sgualcire la vena
per aprirsi a vanvera.
E’ così intimo interrogarsi
sulla pazienza dei fondali
sembra un attrito d’alghe
l’iride quando chioccia nella fantasia.
Ho potuto sellare l’amore
emulando l’accumulo di legna
quando secca schiocca
a briglie sciolte
accendendo un fiato
e nella cenere rimasta a danzare
saperti d’acciaio, modellato
a mia immagine e somiglianza.