Ti amo e da qui parte ogni cosa,
la casa delle stanze
da abitare a volte già abitata.
Quando la notte era nella luce
di un pomeriggio d’aprile,
c’era il letto in un angolo per caso:
modellavamo l’aria nell’amore
come se fosse stato un altro
luogo, se erano pareti
indefinite e mobili dimenticati
vuoti di indumenti e senso.
Riempivi di parole la materia
e i corpi, in un’unica sostanza.
Un rifugio se partivi,
nella preghiera quel tornare
a casa, dopo averti lasciata
sul binario.
Per le alberate la città
appare come una stella
diurna, volevi entrare nel letto
nel sonno, una cosa che riposa,
un sogno per sognarti
in quella stanza che ora
è un’altra cosa, dopo i lavori.
Non abbiamo fotografie
di quel luogo provvisorio,
che si prepara in nuova forma
per la nostra storia:
una forma di casa con le altre
camere ad attendere le persone
e gli oggetti, i mobili, il frigo,
la cucina, i quadri.
Per vivere di nuovo lungo
la linea della vita sulla mano.