Stare dentro l’involucro

Stare dentro l’involucro
di frantumi presi in prestito dal guano
dall’acqua delle gronde
e proclamarsi io
io e poi ridare tutto all’impasto
che ci si plasmi altro
un sasso, un’ala
di storno, un frutto aspro.
Stare dentro l’involucro
di molecole prese in prestito dal sale,
dal lievito del pane
e credere
che sarà il nostro
al ruotare del caleidoscopio
il giro dove si fermerà la mano.
Che l’occhio del bambino
giunto a noi getti il suo gioco
pago dell’ultima fantasmagoria
e ci lasci al bilico
che è dei respiri
quando non sanno tramutarsi
in bacio.

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