STAREMO A VEDERE

Umberto sbatte su un 39/23, stringe il manubrio e si ingobbisce un poco. Se vuol essere sicuro di tornare in tempo per fare una doccia e uscire all’ora giusta, il primo tornante lo deve affrontare alle sette meno un quarto al massimo.
“Ti prego non lo fare”
“Da quando in qua ti occupi di queste cose?”
“Io credo che stavolta tu debba fare un’eccezione”.
Alle sei e quaranta Manuel ne ha già le palle piene. Ha lasciato cinque cestelli alla drogheria dei Tarasso e deve fare almeno ancora sette soste. Accende il motore; il furgone con il disegno della limpida cascata e la scritta “Acqua della purezza” imbocca la discesa verso il paese successivo.
“Mi vuoi ascoltare? Non è proprio possibile farti cambiare idea?”
“Ancora? Ma che ti è preso stamane?”
“E’ uno sbaglio, credimi. Sei ancora in tempo”.
“Uno sbaglio? E che ci sarebbe di sbagliato?”
“E’ uno sbaglio e basta”.
Umberto arriva al primo tornante ai quarantuno e lo pennella con traiettoria da manuale. Stamane le gambe vanno che è un piacere nonostante la scorpacciata di formaggio di ieri sera.
“E’ un lavoratore”
“Ma guarda!”
“Ed è onesto”
“Capirai!”
“Ha pensieri compassionevoli“
“Pensa un po’!”
“Ha una figlia che adora”
“Incredibile!”
Manuel è in un fottuto ritardo. Alle otto deve aver finito il giro e mancano ancora Stefano, i Gilli, il market degli Andolfi e il Super Spesa di Quirtiano. Per farcela dovrà esibirsi nella sua famosa guida fluida giù per la valle, curve tagliate un po’ alla spera in dio e clacson a manetta, altro non resta per stare nei tempi.
“Ti prego! Non ha neanche un soldo da parte da lasciare!”
“E sta’ a vedere. Comunque direi che è in buona compagnia.”
“E poi…”
“E poi che?”
“E poi ha promesso alla figlia un viaggio in sudamerica.”
“E allora?”
“Da soli, in moto, per almeno sei mesi”
“In moto? Per sei mesi? Impossibile. Non può lasciare il lavoro.”
“Lo farà, ti dico. Ci pensa tutti i giorni”
“Dovrebbe licenziarsi”
“Pensa di chiedere un’aspettativa o, se non gli viene concessa, anche di licenziarsi, sì”
“Poco probabile. Al ritorno non saprebbe come fare. E con che moto se posso chiedere?”
“Non so, lo dice sempre ma così su due piedi non ricordo”
“Mica una Norton?”
“Sì, forse. Forse è quella che dici tu. E comunque che importanza ha?”
Manuel fila giù fluido che sembra uno sciatore tra i pali. Umberto è nel tratto ripidissimo che deve zigzagare. Sta in piedi sui pedali e soffia che sembra il sonoro di un porno.
“Non partirà mai. E’ il solito sogno che non costa sognare.”
“Partirà ti dico. Partirà”
Manuel pensa che in fondo non gliene frega un cazzo di essere in orario e inoltre ha una gran voglia di caffè. Al gran tornante entra come un missile nello spiazzale del bar Torino e frenando nella ghiaia alza un bel polverone.
Umberto passa davanti al bar Torino, guarda il furgone dell’acqua purissima e pensa che stamane ha messo in frigo l’ultima bottiglia e prima di rientrare ne deve comprare un cestello. Parzialmente frizzante, come piace a Sheida.
“Non te ne pentirai”
“Staremo a vedere.”
“Credimi”
“Staremo a vedere”

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