Quando ti scoprivo triste

Non riesco a disegnare
il girone dantesco
che imperversa,
so che c’è un luogo
dove soffermarsi
fa male, e madre mia
tu mi combaci
nello sguardo
e nella piega di labbra
abbassate
come quando ti vedevo
stringere i denti
per non vomitare
la solitudine degli anni:
ora che ci sono dentro
e non ti guardo più allo specchio
mi cade il pettine all’inferno.

A raccogliermi i capelli
sono ossa bollenti
schiave di un lamento di fiati.

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