Nuotavo nel tuo cuore di cristallo
in una sfera che galleggiava dentro
c’era un fiore, un iris, anch’esso
di cristallo: sembrava così dolce
e delicato che quasi
gli avrei dedicato una carezza.
Mi hanno detto che tutto questo non fosse vero
che fosse solo un sogno
che un ragno
si è introdotto con l’inganno nel pensiero
nell’incanto
dell’infanzia senza speme
sussurrandomi con echi di sirena
cosa dovevo provare.
Ma io, felice come l’Himalaya
quando è il primo
a essere baciato in silenzio dal sole,
mutavo in viali alberati
licenziando ogni giudizio
e nugoli d’api
sui fiori di ippocastano
sciamavano lo stesso
verso il tuo vuoto
solo per fede, senza la luce.