Ho gioito del giorno
quando si è spenta la luce
Non ho volgarità per me di questa nebbia
se non un guado di tragedia da regalarmi
nelle fresche mattine
Ed è sempre stata la nostra buia tinta cenere
ad eguagliare il sole stesso e i suoi colori
Quanta pazienza nel caffè della mattina
quanta agonia in quello zucchero
che spesso viene a mancare
Contiamo un giro di vite in ogni ruga
benché le mani svincolano perfezioni
nella sola ricerca
Il nostro volto, si tende in un tuffo nel buio
sciabordando su quella tovaglia
che ci insegna
il suo bianco spettrale
E non abbiamo ricordo dell’ultimo sogno
poiché ci illudiamo
di quello zucchero, che spesso viene a mancare
Come una strada che un giorno
forse
cesserà la sua
salita
.