M’ero agghindato il cuore
di mastice
e mattina sorgiva
che fa tanto primavera.
Eppure mi trovavo abbacinato
da quel sole benedetto
che invadeva lo sguardo,
violentandolo,
sbattendolo a terra
col suo vento immobile,
anaffettivo.
Ero attaccato male,
un orecchio, il naso
e gli occhi stanchi
pendevano a terra:
“Buonanotte oh sole,
aspetto ciò che unisce,
la separazione ormai mi strappa”
esclamai sempre più piegato.
L’empatia si stiracchiava
solo al crepuscolo
in mezzo a pascoli d’uomini
e il calore che irradiava
nei bivacchi intorno al fuoco
illuminava lombi e anime.
Si mangiava carne e cuori
seduti su letti di spine
e fragole crescevano
nei pressi di me stesso.
Era dolce il supplizio
del sonno obliquo
in tende ristrette
di corpi assetati di pelle.
Era dolce il risveglio
tra ossa rotte
e spiriti accesi.