Quanta incredibile amarezza,
in quegli squarci bianco nero,
che a scivolare sulle vie
di Roma e provincia,
han drappeggiato la cruda
realtà delle piazze affamate.
Ed Accattone, ancora sogna
il suo funerale;
nella durezza della povertà
e degli scopi che gli furon preclusi.
Pier Paolo tu invece,
scavato il volto sul declinar della vita
dolente, hai intravisto strade in nudità
e delle retrovie, gli inganni.
Distesi i tuoi occhi illuminati
sui sampietrini addolorati, con una lacrima
hai solcato borse guaste,
lamentando stracci di ladri innocenti;
bambini nudi della borgata.
Delle città fragorose, nefasti gli orpelli
han cinto il tuo collo al petrolio,
mescolando la tua carne – ricotta –
nella sabbia all’idroscalo, dall’infamia
ricoperto
ed ancora pare di sentirlo,
il flebile sfiorar di labbra
– mo’ sto bene –
sopra il languire della tua croce
che di questo mondo indegno,
eco colta e mantra fu
tua la voce.