Alle 13 arriva la morte, preparati e non facciamo brutte figure

C’è questa necessità
di abbellire i cimiteri,
di far mangiare cemento ai morti
di incastonare frasi e motivetti
sulle tombe,
in modo da renderle un monito
per chi viene obbligato a vivere.
Siamo nati e siamo morti
in giorni già occupati
da gente ben più famosa,
“Don’t try” e Bukowski se n’è andato,
col suo bel bagaglio di incomprensioni,
“D’ailleurs c’est toujours les autres qui meurent”
Duchamp ci ha presi per il culo,
“Love will tear us apart”,
“Forever in our hearts”,
“174517” a ricordarci la follia della presunta superiorità.
Poi di tanti altri
sono stati persi i corpi,
di tanti altri
si sanno solo le ultime parole,
come se prima di crepare
fosse stato importante ascoltarli,
come se durante tutto il viaggio in autostrada
avessero ascoltato musica
o le informazioni sul traffico
e solo alla fine, avessero deciso
di buttare fuori, tutta la verità.
Per quanto mi riguarda
non mi voglio sepolto,
non mi vedo a dare consigli
a chi passa sopra il mio corpo,
siamo nati e siamo morti
questo è ciò che conterà,
finisca da tossicodipendente
o da prete
o da soldato,
o da papa,
il corpo cede
e una volta passati i secoli
la tua tomba verrà occupata
da un altro epitaffio
inconcludente.

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