Ero sbronzo del sangue
di mia madre, umiliavo
ogni storia e ninna nanna.
Ecco, chiedevo
una stanza e del pane, qualcuno
danzasse sui miei nervi ustionati.
Chiamai la più grande
di ogni adunanza, scavai
nel ventre di Omero e trovai
un crocifisso. Non fui
poeta, ma un gallo, e tossivo
e cacciavo le stelle.
Di colpo fu ancora l’estate.