che poi, te ne accorgi sul treno
quando tutto è immobile e si perde
ogni sospetto di tempo
che la vita è quest’andarsene per alfabeti vetri
dove per poco
si aggiustano regioni in un orecchio
e tu ti ascolti la pioggia e le rotaie
con poche lettere
dici che scrivere è tormento e fingimento
e te ne stai seduta ad ascoltare i tigli fuggenti
le case inghiottite dal fiume_il bambino
che ti guarda i piedi
tutta una vita a starsene sul limite di una poesia
e non trovare un nome a questo sguardo
Stia ferma la parola
non dica
che ho bagagli nell’occhio
e fianchi di paesaggi alla mano
sapessi almeno scrivere coi piedi