Si tolgano differenze
tra potenziale e inquietudine,
per colare senza sosta
spazi di finitudine.
Che siano silenzi
di mani sulla nuca
a ridurre grandine in poltiglia
e poetiche d’avanguardia
a toccare il diluvio
che pulsa prepotente
nella scura linea del dosso
dove sguardi
scorgano mercurio
d’uomo zampillare.