Antonia Pozzi / Caffè Letterario

Disperazione

Io sono il fiore
di chissà qual tronco sepolto
che per essere vivo
crea figli
su dall’oscuro
grembo della terra –

Io sono un fiore diaccio –
straniato
da ogni umana pietà o preghiera
e l’aria che mi cinge
è vuota –
senza respiro –
ombrata
da funerei cipressi –

O chi darà
al fiore,
alla sua corolla dolente,
la forza estrema di interrarsi?

 

Fuochi di S.Antonio

Fiamme nella sera del mio nome
sento ardere in riva
a un mare oscuro –
e lungo i porti divampare roghi
di vecchie cose,
d’alghe e di barche
naufragate.

E in me nulla che possa
esser arso,
ma ogni ora di mia vita
ancora – con il suo peso indistruttibile
presente –
nel cuore spento della notte
mi segue.

 

Giacere

Ora l’annientamento blando
di nuotare riversa,
col sole in viso
– il cervello penetrato di rosso
traverso le palpebre chiuse -.
Stasera sopra il letto, nella stessa postura,
il candore trasognato
di bere,
con le pupille larghe,
l’anima bianca della notte.

 

Morte delle stelle

Montagne – angeli tristi
che nell’ora del crepuscolo
mute piangete
l’angelo delle stelle – scomparso
tra nuvole oscure –

arcane fioriture
stanotte
nei baratri nasceranno –
oh – sia
nei fiori dei monti
il sepolcro
degli astri spenti –

 

Riflessi

Parole – vetri
che infedelmente
rispecchiate il mio cielo –

di voi pensai
dopo il tramonto
in una oscura strada
quando sui ciotoli una vetrata cadde
ed i frantumi a lungo
sparsero in terra lume –

 

Grido

Non avere un Dio
non avere una tomba
non avere nulla di fermo
ma solo cose vive che sfuggono –
essere senza ieri
essere senza domani
ed acciecarsi nel nulla –
– aiuto –
per la miseria
che non ha fine –

 

Paura

Nuda come uno sterpo
nella piana notturna
con occhi di folle scavi l’ombra
per contare gli agguati.
Come un colchico lungo
con la tua corolla violacea di spettri
tremi
sotto il peso nero dei cieli.

 

(Da Parole. Tutte le poesie, ed.Ancora, 2015)

*
Antonia Pozzi (Milano 1912-1938) cresce in un ambiente familiare raffinato e ricco di stimoli nel quale da generazioni si coltiva l’amore per le arti e per le lettere (uno dei suoi antenati è Tommaso Grossi). In questo clima favorevole, le sue doti maturano precocemente: Antonia, infatti, è appena adolescente quando scrive i suoi primi versi. Dopo il liceo si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Statale di Milano, dove stringe amicizia con alcuni degli intellettuali più in vista del tempo. I suoi molteplici interessi spaziano dalla poesia alla fotografia, dalla storia patria alle lingue straniere. Anima fragile, sensibilissima e tormentata, è consumata da un male interiore che la porta a togliersi la vita a soli ventisei anni. Le sue opere, tutte pubblicate postume, comprendono lettere, prose, diari, poesie e fotografie, oltre alla tesi di laurea su Gustave Flaubert. L’apprezzamento del grande pubblico va soprattutto alle sue raccolte poetiche. “Parole”, una delle più celebri, è uscita per la prima volta nel 1939 ed ha avuto diverse edizioni. Partita dal crepuscolarismo, la sua poesia si lascia poi permeare dall’ermetismo e dall’espressionismo tedesco, che l’aiutano a dar voce alla sua inquietudine senza scampo.

Donatella Pezzino

(Immagine: “Tulipani” di Tamara De Lempicka)

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