Arsenij Tarkovskij / Poeti Internazionali

*

E lo sognavo, e lo sogno,
e lo sognerò ancora, una volta o l’altra,
e tutto si ripeterà, e tutto si realizzerà,
e sognerete tutto ciò che mi apparve in sogno.

Là, in disparte da noi, in disparte dal mondo
un’onda dietro l’altra si frange sulla riva,
e sull’onda la stella, e l’uomo, e l’uccello,
e il reale, e i sogni, e la morte: un’onda dietro l’altra.

Non mi occorrono le date: io ero, e sono, e sarò.
La vita è la meraviglia delle meraviglie, e sulle ginocchia della meraviglia
solo, come orfano, pongo me stesso,

solo, fra gli specchi, nella rete dei riflessi
di mari e città risplendenti tra il fumo.
E la madre in lacrime si pone il bimbo sulle ginocchia.

*

Quando in San Nicola al Mare
giaceva tra i fiori la misera spoglia,
la parola, umile e d’altra natura,
tenebrosa riluceva e severa
sulla cera di quella bocca superba.

Incomprensibile ne era il senso,
anche se compreso non lo si sarebbe serbato.
Ed era, come una fola, confuso
forse soltanto nel trepidio delle macchie
attorno alle candele che si smoccolavano.

L’ombra di quella fierezza vagabonda
sul ghiaccio nero della Neva,
sul deserto di neve del Baltico
e sull’Adriatico azzurro
volava alla vista di tutti.

*

Se ora riuscissi a non svelarmi fino in fondo,
a non dissipare tutto ciò che mi cantò l’uccello,
che cianciò il pieno giorno, che ammiccò la stella,
che fece scintillare l’acqua, che inacidì l’acetosella,
e lasciare per sempre in usufrutto entro me stesso
una dura sferetta nel sangue, colma di luce e d’incanto,
e se non vi fosse più via per il ritorno
riassorbirmi in essa, e non uscire più,
e: a caso, nell’aorta di uno qualunque.

*Le poesie sono tratte da: Arsenij Tarkovskij, “Stelle tardive. Versi e prosa”, a cura di Gario Zappi, Giometti & Antonello 2017

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