Attendere

D’autoctone sonorità s’avvolge,
il preludio del mattino.
In filastrocche solerti
a rimediare stelle, pochi
istanti dei drappi d’un sogno.

Bisbigli leggeri, nel richiamo
di celesti punti a dissipare

E le pieghe del viso:
stanche baruffe con il sole
Lemmi carnali delle mie
necessità. Un viaggio deluso,
contuso al fiorire del giorno.
Retrocesso un passo alla volta
sulle scale di mondi assecondati,
in desiderate latenze di ali sdrucite.

Oh, se pur vero ogni sasso dovrebbe affondare!
Morire con il mondo! Poiché spesso
la mia colpa è d’esistere e poi soccombere
E non volere, solo stare, senza volare.
Un adagiato cardine senziente
delle giostre senza posa
che attende

il frinire del grillo o il canto della marmotta.
La giusta vibrata liturgia sulle ossa
la magia della vita o la sua scossa

Loading

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.