Autogrill

sbandavamo per Amore
si, eravamo sul camion di Tommaso
e lui guidava
e beveva.
ci fece notare che i gatti
sul ciglio della strada
hanno stelle puntute negli occhi
e lui era sobrio malgrado il dolore
e gli piaceva andare avanti così
sorridendo
tenendo la strada tra le mani e i piedi
che era come entrare scalzi, diceva, nel coro di una chiesa
e puntava una luce, sempre, Tommaso
che in bocca non aveva aria
e beveva tra le mani e i piedi
puntando i gatti
con noi che stavamo così nella sua bocca al buio
aspettando
un nome
uno dalla sua mano
che desse un volto e un senso
alla strada
e glielo diedi io un nome
che era un nome di donna e di fiume
ed era un nome di albero sulla collina
e mi guardò
come si guarda un lampione
al mattino e glielo dissi
tu Tommaso
con le tue stelle negli occhi
coi tuoi poeti liquidi le tue
malìe
ecco cosa vuoi gli dissi,
che eravamo già fermi all’autogrill
e le macchine andavano e venivano nelle parole
e glielo dissi in bocca
con tutte le mie mani
con tutti i miei occhi gli dissi,
tu
vuoi la fine
di ogni storia
Tommaso
tu
vuoi il battito
e la fiamma
levata
e non sai il male che fai a lasciarti così
con questo ridere sempre
e scrivere di gatti e liquori
come se fossero porte negli occhi
o suoni da bere
e la frase gliela lasciai lì
come si lascia nelle mani
un saluto
e gli mostrai la foto
che scattai quel giorno di maggio
mentre pioveva
e tutti eravamo felici
sui gradini della cattedrale che volava
leggera e fasulla
volava
e quella voglia che avevo ora
di alleggerire qualcosa
una carta un rovo una schiena
e mi guardò con le mani
e mi disse
tacendo,
ridammela,
mi disse
questa foto
e
ridammi anche questa bottiglia
mi disse
e piantala
di piangere
per me
che non lo puoi capire
tu
e nessuno può capirlo
il dolore che ho
dalla mattina alla sera.

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