lasciare cadere mondi
addosso ai duri fianchi,
liofilizzando l’aria,
per germinare sempre
più vicino al parco
biodiversità “che fa
figo essere impegnati.”
Sfrizionare alla sera,
benché l’abitacolo
sia una bara abitata
da cercatori freddi
di vita, di thanatos
e ballate sul mondo,
urta la sensibile
empatia nei confronti
del mezzo violentato.
Basterebbe un saluto
vellutato o cumuli
grigi da sollevare
al filo conduttore
della selvatichezza,
per annullare foto
che proiettano ricordi
nostri. Clienti! Stiamo
smobilitando fiordi,
incuneando ore e litri
di bile nella gola
profonda e in crisi
per crisalidi sotto
pelle che non scottano
ma luccicanti, creano
sintomi di ripresa!