Hai gli occhi come ali
di aerei in partenza e
nel cuore, una catena olandese
come una bicicletta appoggiata
ad un muro.
Troppi nodi nelle vele, la tua
nave, con il nome di qualche
tempesta ormai solamente casa
per molluschi. Parassiti
rosicchianti del tuo legno,
ruggine dai chiodi e vernice
addentata dal sale
quotidianamente.
Cosa ti rimane dei
ricordi delle onde?
Quanto speri nella
luna? Nel grecale?
Una camicia bianca
che appesa sembra
chiederti, dove
hai messo il jolly
roger?
I mattoni davanti
al mare, ci vedranno
passare trascinando
i passi ubriachi,
spogliandoci di risate
aggrovigliate,
rovesceremo tutto
su un letto di alghe.
Albeggeremo dal mare,
anche noi, tra gli scogli
delle vie del centro che
urtano ancora i turisti
mostrando la foto sbiadita
di un futuro scomparso.
Cosa mi rimane delle
ciglia dei sorrisi?
Quanto spero nei
fondali? Nelle sbronze?
Una camicia bianca
sempre appesa, da
ammainare o da usare
per far brutta figura.
Urlano il tuo nuovo
nome a rotazione,
adesso che sei nazione,
adesso che sei stazione,
adesso che sei padre
di cultura e madre di conflitti,
adesso che sei nomenclatura di
processi evolutivi,
adesso che sei tirannia,
adesso che sei nello spazio.
E la camicia bianca
appesa si macchia
di notte e di lampioni
e ti chiede a voce alta,
dove cazzo hai messo
il jolly roger?