CENERENTOLA

Madonna che bella che eri
tutta nuda tra le mie braccia
proprio le mie
che non valgo la pena
di perderci mezzo minuto
e invece d’un tratto
mi trovavo la stanza piena
del tuo odore notturno
del frusciare dei tuoi vestiti
attillati da fotomodella
della luce delle tue gambe nude
e tutto intorno che faceva fatica
a contenerti
le pareti le mie mani i miei occhi
e se pensavo
sarebbe perfetto che tu ora
facessi così
tu lo facevi proprio
come potessi sentirmi
e io mi dicevo
madonna questo è troppo
fosse vero sarebbe
meglio di un sogno
eppure era la tua schiena
come un campo coperto di neve
che rifletteva la mia specchiera
venti e novanta all’Ikea
erano tue le scarpe rovesciate
tra le calze e la mia camicia per terra
era il tuo orecchino col pappagallo
che mi pungeva le labbra
ed è solo per questo capisci
per questo solo ti ho detto
quella cosa forse ricordi
scusa scusami amore
regina principessa dea
lo so che potrò
sembrarti pazzo
ma tu ti prego resta così
solo un momento
ti spiace
aspettarmi solo un attimo
giuro
che io trovo un amico
una macchina fotografica
qualcuno qualcosa
che mi confermi che è vero
che tu sei qui adesso
mio dio quelle gambe
sulle mie lenzuola
non le lavo mai più
lo giuro sull’icona di Ernesto
lo giuro sul mio primo
ellepì dei Clash
se vuoi prendi una cosa da bere
tanto ci metto un secondo
ci dev’essere una birra
nel frigo ma forse è già aperta
vedi tu ma stai qui
ferma ti prego e non ti vestire
per carità
e non capisco ancora perché
non ti ho ritrovata
che ci avevo messo meno
di un lampo
lo senti
lo senti c’è ancora l’odore
nell’aria! gridavo a Giolfo
che scuoteva la testa
e sghignazzava come
un coglione
ma io lo sentivo eccome l’odore
e l’impronta di te dentro ogni cosa.
Così è finita che le lenzuola
che non dovevo lavare
le ho inzuppate di pianto
e il tuo odore
se n’è andato lo stesso.
Solo al mattino
quando sono caduto nel giorno
a carponi
col mio mal di testa
avvitato sul collo
e la vescica sull’orlo del botto
solo al mattino nero gelato
sotto al mio letto vuoto
com’è vuoto un cinema
uno stomaco
il tram delle cinque
il frigo dei gelati
d’inverno
solo allora l’ho vista
tra i batuffoli di polvere
e una gomma masticata
la tua scarpa fatata
dimenticata
e allora ho gridato
mi sono sdraiato
l’ho raccolta piangendo
ridendo
come fosse un figlio perduto
l’ho annusata come fa un cane
e d’allora ti cerco
per tutto il reame.

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