Charles Bukowski: un risveglio.

Sveglia alle sette e trenta, come al solito, e andato, come al solito, tardissimo a letto.

La iena delle notti brade non sorride al risveglio. Scopato tre volte, con grassa pellerossa dal  purpureo viso , come si dice, abbordata tra gli avanzi della notte, con imperiose tecniche audiovisive: “ La dea Kali del mio prossimo film”. Imbroglio nottambulo. A transumanza spermatica  conclusa, fu rivelata a lei la verità, neanche tanto temuta: “Smisteremo insieme la posta” . Ho annusato per un po’ la sua scomparsa al risveglio; se n’era andata, naturalmente, coi suoi stracci di squaw alcolizzata e dollari 27 e televisore Mitsubishi seminuovo,  dopo avermi  svuotato anche  il frigo, ovviamente, ma chissenefrega, chissenefrega,  l’importante è la salute.

Me stesso: una  morale da yankee ubriaco, turbamenti  da faraone in sarcofago vivo, faccia messicana atrocemente vizza, fegato di scozzese al bicchiere della scuffia  e queste flaccide natiche da negro, nell’iperspazio del su e giù pronte per il  balzo incandescente: questi lombi da vero poeta.

Vedo: la Baghavad Gita, Newsweek, Dostoevskij, Penthouse ai piedi del letto;

ho dimenticato il verso sospirato nell’amplesso; ma leggo  lo stesso su un foglio di carta, abbandonato fra il dentifricio e lo specchio:

 

Chi non crede nel divenire immortale  dell’anima,

non credo sappia realmente cosa sia

 un amplesso fortemente  terrestre”.

 

A voce alta, per moltiplicare il silenzio.

Lungo il corridoio infine evapora Bukowski ,

arrivando all’impatto con la porta,

con già indosso il ghigno necessario

per affrontare il mondo e i suoi sgherri agenti

di lurida oscurità metropolitana.

 

Maggio 2005

***

 

da” La Maya dei notturni”- Eugenio Cavacciuti (alias Ettore Fobo)- Kipple Officina Libraria- marzo 2006

 

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