all’angolo nell’atto di pisciare al muro
ma quante ombre danzarono
sul nostro tentativo empatico…
A ‘sta giostra non si vince
non si perde non si vince e le palme
rimangono aperte e deserte.
Talvolta un frullio ce le chiude
e sentir freddo è pure qualcosa.
Sarebbe meglio scrivere di niente
per vedersele cosparse di spine.
Prima del rigore
*
MI VIEN DA DIRE CHE NON FU
ciò che s’aspettano i più
o che ignorano i rari
data la cecità
e che non so dove si va a parare
quando si inizia un discorso
né tantomeno abbiamo un fine
d’acciuffare
ma in questo preciso istante
cavalco ciò che fummo e non si dice
se non ha nome
anche se sento spingere le viole
e si prepara un tappeto erboso
sullo sterno.
Quando ti penso
*
SAREBBE BELLO UN CONFRONTO
ora
per non sapere mai
dove andammo
a parare
*
BELLI MA VESTITI
di tutto punto bardati
da coltri bouclé
nere quanto il fascino che
sfoderavi occhieggiando
al bianchissimo piatto.
Quindi ignoti
ancora senza aver fissato
la caducità delle cose
e il valore della polvere.
A mucchi accanto ai piedi
te la vidi di colpo
*
TI STA SU CON UN BOTTONE
e un’asola d’aria
l’abito
*
OLTRE LO STRASCICO NERO D’UN VELO LERCIO
e fino al prossimo cuore in gola
deposito in un grido ribelle
tutta la mia paura:
è un grido di donna felice
un grido di gioia
un grido di donna felice che vola
che atterra e che vola
ill: Nader Sharaf