Immagine di Barbara Bezina
Come può una luce bianca morire
Lasciare l’ombra a descrivere
splendore del fu medesimo
Eppure decliniamo il capo, consenzienti
Intagliandoci l’un l’altro tempo e grazia.
Raffreddandoci nove con la rabbia di una sola mano
Granitici e crudeli, questo siamo.
Ad impalcare orpelli e a presentare conto al cosmo
Come a ribadire del perfetto la sua imperfezione
ed a distorcere violenza dal solo fiato divino
che sa di noi e sa come unirci.
Non rinnego l’attimo che costringe
né il vuoto dello spazio che ora colgo
E lascio passare sabbia sopra ginecei antichi
sulle caviglie distratte e sul dolce sorriso
Come grani di tempo essi
non ledono e non dimenticano
battono ritmo che disgela
ed ancora lasciano trepido
il sapore di te
mia più grande
debolezza
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2 Comments
meraviglia!
Ho provato un gran vuoto dentro ascoltandoti Enzo, e ne contempo una sensazione di riempimento di qualcosa che c’è ma non si vede: la consapevolezza d’aver vissuto quella vita, quell’istante…
Bravo, bravo!
grazie Seb!!!
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