Come un fiore in un crepaccio di Luciana Luzi

Credo la parola d’ordine sia disarmare. Ma cosa ci può rendere disarmanti? Gesù, Ghandi lo erano molto. Sicuramente prima di disarmare qualcuno occorre farlo con sé stessi. Abbattere le sovrastrutture, ricondursi a quella pace serena dell’essenziale. Rinunciare facendo di ogni rinuncia la tappa costruttiva di un percorso volto a ricominciare dal seme. Anni fa, organizzai un piccolo movimento poetico dal nome “Per una botanica della poesia”. La poeta Luzi mi aiutò molto coi suoi contributi, ed ora capisco perché. Perché lei era già sulla strada che chiedeva alla poesia di spogliarsi di tutti quegli attributi ammiccanti alla versificazione contemporanea. Auspicava un ritorno de rerum natura e verso la semplicità di un sentimento che seppur elementare aveva l’impagabile vantaggio di essere vero. Questo libro ne è un chiaro esempio. Ci si può fare minimi, piccoli principi bambini indagatori dell’essenziale. C’è tanta poesia bella che spesso si nasconde tra le sue stesse parole, e si incarta. Cerca l’effetto, la cifra ultra contemporanea. Io sono per un Manifesto di rinuncia. Abbiamo edulcorato tutto. Tra qualche anno la Terra vista dallo spazio sembrerà un chupa chups. Salviamo almeno le cose fondamentali. La Luzi lo fa. Proviamo a farlo anche noi. E non parlo della poesia.

 

 

Luciana Luzi, maceratese, classe 1967, è un’artista poliedrica che ama l’arte in tutte le sue manifestazioni. Ha sperimentato non solo le arti pittoriche e il fumetto, frequentando corsi professionali (in particolare la Summer School di Illustrazione Editoriale Ars in Fabula di Macerata), ma anche la scrittura, in particolare la poesia, per la quale ha ricevuto segnalazioni di merito in diversi concorsi. Alcune sue composizioni sono recensite in blog e riviste letterarie online e cartacee. Attualmente si sta dedicando al ruolo di Assistente d’infanzia.

 

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