Sai come ci si sente amico mio,
tu morto da un anno sotto le macerie del mio libro,
io fedele e con gli occhi buoni come quelli di un cane lunare
troviamo parole a vanvera per collocare
la rete provvisoria, limbo degli orchi
dietro le porte in cui siamo cascati
Ho parlato affannosamente e con il cuore a mille
centinaia di volte con animali illusori,
che ho definito mie Coscienze Superlative
ma sempre così immaginabili
E anche io sono immaginabile,
una serie di cristalli da bombardare,
militi ignoti per guerre autentiche terrorizzanti
e per guerre presenti soltanto dietro lo sportello incoerente
del nostro innescare creazione, mutamento
e alla fine proprio Niente, per voi
E’ l’editoria, saranno le pantofole sconosciute,
il rabdomante cieco, la palla di cristallo piramidale
il ballo osceno di una dama di corte su una città infernale
le mura rosa Mountbatten dietro ad un recinto di conigli ciclopici
la musica nera sotto le pietre morte e pesanti
nel silenzio più assoluto
il caos di vertigine sul palazzo di gommapiuma
e ancora tricicloide marzapane che fa l’occhiolino
al primo accordo di una canzone di emon ‘Baeronktù’
Ma poi rimane la realtà
di pescatori dalle mani grinzose visti dal basso
e il loro raccogliere le reti.