Quello che ho visto sono atrofie di senso e un verde appeso nelle foto del domani
perché osservo il tuo mondo la sera quando il mio ha più senso
in realtà d’equilibrio focali e a ritmi eguali
si assorbe gli angoli d’un quadrato anche se distali come petali d’un fiore d’un ramo d’indefinito e piano li trovo persi e tremo al chiaro d’un brivido di perdita:
ci siamo, ora,
chi siamo ora se salpa il vento d’un noi laggiù?