da “Canzoni di cortese villania” – Puntoacapo Edizioni, 2008

 

 

 

Tralucono le diatomee da un secchio

di talasso balcano che stornato

all’albedine come tu volevi

sloggia la bòzzima dal tuo cambrì.

Urlacchiano albanelle a fil d’orecchio

per affermare che molto è apprezzato

il tuo nulla da dire se i primevi

ricordi s’immischiano a mezzodì

con l’ebrietà che sturba le criniere

tue d’alga ravvolte a quegli arcolai

simili a nidi di rondine. Sere

fa udimmo pisciando ai lucertolai

per scherzo il risbuffar di ciminiere.

Già lo abbiamo scordato come sai.

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1 Comment

Ha suoni di mare e una ricchezza di parole da perdersi, obliare per sprofondare in una dolcissima malinconia

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