Da “Il carcere delle donne” raccolta inedita 2020

 

A chi arriva per ultima in cella
tocca il letto a castello più in alto
dove la faccia sfiora il soffitto
la colpa in braccio si fotte la vita

sei tutt’uno con il muro
persa dentro una bestemmia

≈≈≈≈≈

Non c’è porta al gabinetto
s’impara a far finta di niente
per la puzza di feci

un rubinetto aperto
ingloba le pisciate
ma non c’è scroscio d’acqua
a coprire la querimonia
della tua dignità

sei implume e nemmeno uno specchio

≈≈≈≈≈

I giorni sono lunghi mille ore
e di notte il tempo, smette
di contare il tempo

mentre affoghi dentro un letto
che nemmeno sa il tuo nome

 

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