da “Terra bruciata di mezzo (fra Vespero e Lucifero)” – Matisklo Edizioni, 2013

Potremmo almanaccare una domenica
come tante fra i rituali
che svisano l’epifanie mattutine.
Potremmo svignare dalla decrepitezza,
pesa e febbrosa,
fluire al lavacro d’una cauta frescura,
comandare aperitivi a immagine di veglia,
nel mezzo di un patio attorniato da viali
che neppure l’Elisio;
e svagarci agli armoniosi fiordi
descritti dagli agapanti malfermi nell’ostro
piuttosto che spifferare salute
ai passanti fittiziamente faccendòsi
dopo la liturgia del mezzodì.
Scoprire così novelle iridanze
nei tuoi fiori di testa, nelle corolle paciose
gravidate della fioretta
cui non riveli formulazione
nella persistente disarmonia
con l’enormità del tempo

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