Bourrée
(D’accordo, se proprio ci tieni,
ma proprio per non aspettare inutilmente
‘sto benedetto avvento dell’Essere, ché
ormai possiamo augurargli felice notte
e tanti sogni di latta… guarda: carta
e biro, e qualcosa ti sia il mio dire
– di narratio, non ci penso proprio -.)
Quinci, fuori da quella piazzola
di sosta, ci mettiamo a lambire
quei rivoli d’aria che in tempi
altri, non mi sarei filato neppur
di striscio, anzi: proprio non mi
sarei accorto di nulla mentre
l’acqua (eh, quella sì) mi si
rovesciava addosso come adesso
fanno le tue ghiacce iridi. E dai,
non t’incazzare se in questo nanosecondo
non mi va di recepire pistolotti
sul signor Camposanto, capirai, credo
essere abbastanza edotto sui
tuoi balli lupeschi presso
Moulin Rouge, il tutto calcolato
al millilitro: credi che non sappia
distinguere ciò che mi cola dalle sinapsi
a contro del tanfo di merda
emanato dai luoghi del Detto?
Ebbene, rivestimi, sì, dei tuoi
magnificenti Growls che vedrai
che Contraddanza t’improvviso
tra collo e pareti ficali! Sai
com’è, abbiamo ancora molta ciccia d’Arte
da smaltire, troppe catene
che ci distraggono dai sacrali còmpiti
con cui (non proprio di solito) si omaggia
la biologia. Ma, ecco…
che una repenta tirata di volume,
quasi alle soglie della linea rossa,
torna come certi momenti ineguali.
Ergo, mi dici come faccio a capire
il tuo imo di Flamma Ignis?
Bello Scherzo di perdute polifonie.