Daniel Marin
Quattro poesie tratte da Il mondo in un chip, una raccolta inedita di Daniel Marin
Le poesie ”in un chip” sono state scritte in Sardegna, ma è molto probabile che io le abbia viste con gli occhi di uno da qualche altra parte. L’esperienza interculturale dello “sdoppiamento”, che nei miei scritti si spinge fino a toccare i limiti del fantasy, fa sì che io non possa definire con facilità quale sia “il mio posto”, né ho alcuna avvisaglia sul fatto che esso potrebbe, un giorno, “tormentarmi” davvero. Abbiamo piuttosto una relazione piena di sfide, di avventure e io, benché empatizzi con ciascuna di esse (non le sento estranee, non ho la percezione di qualcosa di aleatorio, al contrario: sento di essere proprio nel luogo in cui è naturale che io sia, per quanto strano potrebbe sembrare agli altri), non riesco a maturare. È un po’ quel che accade ai personaggi di queste poesie.
(Daniel D. Marin)
- Il cavatappi
com’è dura essere un coniglio di alabastro
e, soprattutto, com’è dura credere che per tutta la vita
sarai solo un povero coniglio di alabastro collezionista
di cavatappi
così pensava fra sé e sé il coniglio di alabastro
mentre comprava un raro e antico cavatappi
che presto avrebbe sistemato tra
le altre centinaia di cavatappi della cristalliera
sarebbe stato meglio essere questo cavatappi,
così non mi sarei posto mai più domande esistenziali
senza senso e me ne sarei stato tranquillo nella cristalliera
in mezzo agli altri cavatappi collezionati
probabilmente da un coniglio di alabastro
che probabilmente come me si meraviglia di quanto sia dura
essere un coniglio di alabastro e probabilmente
desidera, come me, essere un cavatappi
nella cristalliera in mezzo agli altri cavatappi collezionati
probabilmente da un altro coniglio di alabastro
che, sicuramente, è un grande sciocco
- la roulotte
se avessi una roulotte sarei il coniglio di alabastro
più felice dell’Universo,
potrei viaggiare per il mondo
e mi fermerei nel luogo o nella città che vorrei,
ma soprattutto dormirei quando e quanto ne avrei voglia
così pensava dentro di sé il coniglio di alabastro
mentre camminava tranquillo sulla strada
canticchiando l’Aria del Rigoletto con le mani in tasca
guarda!, una roulotte proprio come la voglio io,
disse, questa volta ad alta voce, anzi urlò di gioia
il coniglio di alabastro lanciandosi a una velocità
incredibile dietro alla roulotte che correva a più di 100 km all’ora sulla strada
in pochi secondi il coniglio di alabastro
fu a un passo dalla roulotte, che si scontrò,
all’incrocio, con un autobus
e si trasformò in una massa amorfa di metallo
sotto lo sguardo perplesso del povero coniglio di alabastro
che aveva accelerato fino alla velocità della luce
ed era arrivato in pochi secondi su un pianeta lontano
dove c’erano solo roulotte guidate
da creature strane, le quali, per sua meraviglia e scompiglio,
non somigliavano minimamente a un coniglio di alabastro
- il tempo della piena maturità
c’è un tempo in cui un coniglio di alabastro
raggiunge la piena maturità
e allora soltanto quando è da solo o con chi gli è più vicino
si permette di essere ancora puerile
si intristì il coniglio di alabastro e vide una pietra,
la raccolse velocemente e la lanciò furiosamente
contro le finestre di una graziosa casetta
che vedeva per la prima volta adesso
anche se nelle vicinanze c’era passato tantissime volte
ma le finestre non si erano rotte, anzi si erano spalancate
e una vecchietta vestita di nero con un naso adunco
lo invitò, con voce lusinghiera, ad entrare
il coniglio di alabastro non ci pensò molto,
entrò nella graziosa casetta
dall’odore invitante di torte
alle noci e cannella, di pan di zenzero e di marzapane
la vecchietta lo invitò ad assaggiare la casa,
tutta la casa era fatta solo di torte alle noci
e cannella di pan di zenzero e di marzapane.
- sul pianeta Plutone
il vento freddo tagliente fece ritornare in sé il coniglio di alabastro,
si guardò intorno, c’erano ghiaccio e neve ovunque,
credette di trovarsi al Polo Nord o forse nell’Era Glaciale
quando all’improvviso una voce metallica fredda annunciò:
benvenuti sul pianeta Plutone,
a breve vi abituerete con le condizioni sfavorevoli
e vi adatterete perfettamente al nostro ambiente di vita”
il coniglio di alabastro sentì un calore benefico
provenire da un dispositivo fissato al polso destro
che lo rinvigorì e fece circa dieci passi giganteschi
senza sforzo, quasi fluttuando
cercò invano un essere extraterrestre visibile,
forse addirittura un coniglio di alabastro,
ma sembrava essere l’unico coniglio di alabastro
liberamente in giro sul pianeta Plutone
desiderò un tè caldo e dinanzi a lui si materializzò
un tavolino con una grande tazza fumante
profumata di tè aromatizzato
bevette il tè a piccoli sorsi, stava pensando che
non si stava per nulla male sul pianeta Plutone
e che gli sarebbe piaciuto restarci
quando la voce metallica interruppe le sue fantasie
e annunciò: „siamo felici che vi siate sentiti così bene,
la prossima fermata sarà su un pianeta selvaggio chiamato Terra,
abitato da creature aggressive e imprevedibili
e se per caso siete un coniglio di alabastro
vi raccomandiamo vivamente di prendere tutte le misure di sicurezza”
[traduzione dal romeno di Serafina Pastore]
Daniel D. Marin (nato in Romania, vive ora in Italia, a Sassari) è autore di quattro raccolte poetiche (tra cui L’ho preso da parte e gli ho detto, 2009, Premio Nazionale Marin Mincu, 2010; Poesie con gli occhiali, 2014, Premio Nazionale di Poesia George Coșbuc, 2015 ) e di un piccolo diario (Dalla Romania ci sono solo io, 2018). È curatore di un’antologia retrospettiva della Generazione 2000 della letteratura rumena (Poesia antiutopica. Un’antologia del duemilismo poetico romeno, 2010). Per l’edizione 2015 del Festival Internazionale di Poesia di Bucarest ha tradotto poesie di Annelisa Alleva. Tra il 2013 e il 2016 ha fatto la selezione dei testi degli autori rumeni per la rassegna Poesia a Strappo Alghero. Ha pubblicato poesie nelle più importanti riviste letterarie della Romania, per le quali ha anche realizzato rubriche, interviste e inchieste letterarie. Attualmente è redattore associato della rivista Zona Literară (Zona Letteraria), dove ha creato una rubrica di poesia italiana contemporanea.