dal terrazzo le volte nuvolose, dall’ombra curva il tempo incline alla buon’ora: felice l’erba
e il rondone e il meriggio sognato per millenni.
Ti mantengo negli occhi, terra madre e sorella
e molecola d’oro e verbo e sementa:
io e te invasi siamo nell’aria
appena spaventata dalla pioggia
nel fiotto controluce che ci slancia
nel precipizio dei suoni
di religione in religione spogli
come un albero nudo in dicembre.