Fede

“Scivolasti nella paura

ed ogni sorta di abbandono

cadde nel tardo meriggio

ma fosti ormai troppo vecchio

per rinascere nuovo e saggio.”

 

Scivolasti deragliando nel pensiero

mentre mi cercavo tra il rancido vapore

che saliva timido in deboli pulsazioni

dal laccio di contenimento del crollo.

 

Oggi sono un ciondolo e dondolo

salutando le quattro stelle lontane

troppo lontane dalla sonda

con la quale eccito i neuroni a specchio,

spicchi di quella luce assordante.

 

Forse che un Dio imploso mi luccica

dall’omologazione dello spirito

allo specchietto retrovisore,

forse è sopito o sparito,

dov’è?!

 

Eppoi un giorno ho intravisto un freak

parlava e rideva e osservava

lei, stesa sul piumone di tessuto urbano,

che aspettava la clessidra capovolta

girarsi ancora sull’asfalto.

 

Per ogni granello, colato a picco,

sgranava gradualmente gli occhi

ed ogni porta aperta sul nascondiglio

cicatrizzava l’erogazione del credo.

 

Cosicché ad ogni saturazione del taglio

spuntava la testa dell’odio,

bruciato in un solo momento

da labbra schiuse a raccogliere il vento.

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