Finzioni

quante mani applaudono, si staccano dai nuvoloni e quante pozzanghere a bollire negli occhi e fuochi fatui e sogni come battelli a vapore.
Salgo con un inchino all’amore, quando mi mordo il cuore e sogno
un copione di piogge da bere dove ogni piccola tristezza sfuma.

Questioni dell’alba. Essere ragno e farfalla. Molecola di gioia di un corpo lontanissimo, che tace.
Non c’è teatro che non inghiotta. E l’anima l’angoscia, sola, come un’attrice nuda, nel camerino, ad annusare specchi e fiori.

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