Nascondimi
Naturalmente l’acatalessia di cui ti ammanti, ti agghindi, rilanci quando dici di amarti
è l’autopsia della tua anima
perché rimandi il mare in una conchiglia: lo senti
l’acufene, i lamenti, dentro, nel sunto della tua bocca.
Vedi, ora, in un raccolto di cieli, raccolgo l’esercito delle mie dita. Ghermirti
ecco sì, provocando la convocazione delle mie mani sui tuoi fianchi,
[li stringo, stai ferma, che dici?] su dai, lo so, vuoi dirmelo, dove collocarti la mia anestesia
contro il dolore, lo sfiorire quotidiano.