Gian Luca Guillaume – Lascivi intendimenti maschere, seduzioni, chiacchiere e strambotti

“Arte infelice e bellissima” quella a cui è chiamato il poeta: erede di una lunghissima tradizione che mette in mostra in un modo spesso scherzoso o fintamente serioso di cui sono spie le scelte ritmiche, tonali e lessicali  il lato oscuro dell’amore, della passione e della carnalità, l’Io poetico di Gian Luca Guillaume sembra parlare dall’alto di una saggezza distaccata e duramente conquistata, mettendo in mostra con misurata e divertita arguzia le contraddizioni del rapporto fra uomini e donne. Su tutto, come in Giovenale, nell’Antologia palatina, in Iginio Ugo Tarchetti o nel contemporaneo Mario Marchisio (anche lui torinese), domina la morte, il convitato di pietra che unisce, annichilendoli, sensualità eragione. Una prova riuscitissima, quella del giovane poeta, che esibisce un miracoloso e coltissimo equilibrio tonale e tematico. (Mauro Ferrari)

 

Confessione

A tanto mi hai già ridotto, Amore,
che più non posso sopportare:
passi e non ti fermi,
dal tuo labbro mai parte un sorriso
e nel petto siede tedio e giovinezza:
solo cincischiando
e di gioielli e di vezzi e di pettegolezzi
ti rinfranchi, ti sollazzi.

Non piango suvvia né mi lamento,
lei è innocente di tali afflizioni
eppure, con quale velo soffochi la mia libertà?
Fai d’ogni uomo uno sciocco
d’ogni donna un’invidiosa
e nel peccato respiri la tua seconda vita;
al tuo indirizzo, altro non si sente che piagnucolare;
fuori, invece, tutto è tenuto a cavezza.

 

Impromptu

Non ho pazienza
di contare le luci
nel firmamento oscuro
né di carezze
viziare i tuoi capelli sul cuscino:
dormi cara, dormi pure se vuoi…
chi dorme più non pecca.

 

Impromptu II

Amica, ti svelo un segreto
prima che la ruga faccia presto:
il piacere passa dagli svaghi,
ch’essi siano vani o paghi.

 

Momenti

Dall’effigie calde e assonnate si nasconde un uomo,
lenzuola bianche fino al petto ombroso,
più simile a un busto di condottiero
che alla grancassa di spettabile cittadino.
Il volto rivolto verso il comò, a oriente,
dorme lievi sonni grevi,
sotto il tiro di verdi occhi muliebri
e di carezze languide laccate di rosso.
Che gioia quando l’amore è un atono tocco
e il momento è di quelli che non t’aspetti:
tutto s’indora, tutto s’infiora,
e la sera scopre nuove sorprese, altre movenze.

 

 

Gian Luca Guillaume, nato a Torino il 9 ottobre 1984. Autodidatta per natura e bibliofilo per passione, ha cominciato a cimentarsi nella scrittura in versi intorno ai ventun anni, pubblicando poesie in varie antologie, quotidiani, blog e riviste letterarie (La Repubblica, L’Altrove – Appunti di poesia, Riscontri, L’Osservatorio Letterario di Ferrara, Euterpe, Poesia Ultracontemporanea). Collabora al blog L’alcova letteraria in veste di recensore e di editor di poesia. Ha due pubblicazioni all’attivo: L’oscurità tra le foglie (Nulla Die, 2017) e Le burle del pastore (ivi, 2021).

 

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