Giovanni Ibello, tre poesie da “Dialoghi con Amin”

*

Amin, è quasi giorno,
è la resa dei fuochi invernali
l’ectoplasma del divenire.
Dio, gheriglio di stella
insegnaci a svanire
poco a poco
insegnaci il dialogo amoroso
tra i picchi delle braci
e l’arpionata notte.
Adesso è tutta luna nuova
mentre ancora
tiri a sorte la vena
dio anatema,
ti sfiori trasognato le palpebre…
Quanti millimetri ci separano dal buio?

*

La mia estasi rimane
lettera morta sul greto.
Brindo al disamore
al cuore profanato nell’acquaio
agli insetti fulminati nell’insegna.
Ci lega la parola feroce,
una giostra di penombre.
L’incanto di una teleferica,
l’esatto perimetro di un grido.
Tu che muori
in quell’assillo di aranceti
che ritorna.
Era l’affanno antico,
l’anemone del giorno
divelto sopra i silos

*

Dichiaro guerra
alla piena dei giardini
agli alberi insonni
al canile di luce,
alla pioggia
che porta il grande freddo.
Dichiaro guerra al cielo:
dove sei, dove sei…
dio del fiore nero.

—-
Giovanni Ibello (Napoli, 1989), vive e lavora a Napoli. Nel 2017 ha pubblicato per Terra d’Ulivi il suo primo lavoro in versi, “Turbative Siderali” (premio Como opera prima, finalista al premio Ponte di Legno e al Camaiore proposta). L’opera è stata recensita su diversi blog e riviste letterarie. È redattore di Atelierpoesia.it e collabora con il blog di poesia della Rai di Luigia Sorrentino. Le sue poesie sono state tradotte in Spagna, Messico, Colombia, Russia e Romania. Nel 2018 si aggiudica il premio Fiumicino per l’opera inedita.

Nel 2018 è stato ospite di Casa della poesia per il progetto “Intrecci”, insieme ad Eleonora Rimolo.

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