Goal

portavano le gambe alla bocca e cadevano coi loro carichi di pioggia appena fuori le mura in quel pezzo di terra viva sulla galleria
che ancora ho negli occhi le pozzanghere e i visi in un orecchio
il rumore del mare
ogni tanto veniva un tendone ad occupare il posto e si piangeva ognuno per se
io li guardavo e li sognavo dappertutto infiniti frammenti di me sulla parola scritta
meccanica infallibile di un piede che tocca un punto di fuga a caso tra mille e segna

ero quasi poetico
in quell’esatto istante di tempo quando entrai col pantalone e le scarpe da riderci un giorno
che fui nel tiro giusto
nell’angolo a sinistra del mondo

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