Gridare!

Tambureggiare
quattro dita a gruppi di due
eppoi, con le rimanenti,
fare grappoli di lucernai
per diramare nodi sfrecciati
nella lucentezza.

Sembra cosa seria
la piastrella liscia lasciata
a squamarsi
tra molecole organiche
di questa palafitta
nomeata chiocciola.

Sembra costruita
su ruvide amalgame
di colloquialità d’interesse,
senza sconti
per coloro i quali
non seguono il treno
della compulsione a belare
dietro pinguini saltellanti.

Gridare!
Gridare forte
per sottrarsi alle autorizzazioni
del vivere tra i morti
i quali sbuffano
come camini
che di notte si spengono
se nessuno li alimenta.

Sì, bisogna gridare forte
in mezzo alla folla.
Essere folli e disonesti
per sbiadire lucciole
e sbiascicare fino al lampeggìo
della metamorfosi dello spirito.

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