HO IMPARATO L’ANATOMIA

Ho imparato l’anatomia solo perché volevo sapere cosa ti contiene il corpo.
Ho sopportato come fosse grata la fatica di imparare il nome delle ossa, una ad una, perché le sapevo parti di te e potevo rivederle, duecentosei, tante quante sono, muoversi nello spazio attraverso la tua pelle come fossi trasparente, mosse dai tuoi trecentoventisette muscoli scheletrici, lanciate nel passo, oscillare nella danza o ferme, durante il sonno, posate sul mio braccio destro.
Il percorso dei miei baci l’ho ribattezzato con la geografia che apprendevo riga dopo riga, entusiasta come il creatore che impone i nomi alle cose che va estraendo da un accecante niente: fossetta giugulare, muscolo sternocleidomastoideo, arcata mandibolare, elice, prolabio, areola, linea alba, ninfe, vestibolo, fossa navicolare.
Ho dato anche un nome alle tue funzioni, con l’accrescersi delle conoscenze.
Respirazione era quando in macchina il vapore che ti passava dentro galleggiava verso il parabrezza gelato, lo incontrava, si rivoltava, lo appannava. Io tracciavo la mia firma con la nocca dell’indice destro arandola nel vapore e la mano mi si bagnava della tua acqua.
Circolazione era quando le tue ginocchia ghiacciate mi riempivano il palmo eppure il cuore ti percuoteva la cute del collo e ti tradiva viva, come una rana mimetica in attesa.
Nutrizione era lo schiocco della ciliegia ai tuoi incisivi o della mela. Riproduzione era il tuo accogliermi socchiusa come aspettassi esattamente me, chiave alla toppa, anello all’astuccio, testa al cuscino, bambino alla culla, piede alla scarpa, mano al guanto accartocciato.
Poi un giorno. Mentre ti aspettavo.
Ho visto gli enzimi della saliva predigerire un boccone in una bocca passante che non era tua. Un lacrima secreta dalla ghiandola di un occhio estraneo riversarsi nella congiuntiva, straboccare e incanalarsi nel solco naso genieno di un viso che non ti assomigliava. Una laringe fonare e la voce era di un altra.
Ho capito che ognuno possedeva tutto e io non mi ero dedicato a te soltanto. Così ti ho scordata.
E vi ho amato tutti, senza distinzione.
E non ho potuto amare più nessuno.

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