Improvvisa ho rivisto ogni ragione
che ti faceva a me
l’amore, la gioia del mattino
che sorgeva spettinata e i nostri gusci
intatti nell’estate, la tua ciocca
scura, il nostro folle rimandare
il sorso dal bicchiere.
Non ho ricordato, sia chiaro
questo; sono stato. Al gemmare
delle gocce sul tuo labbro superiore
nell’unico luglio a cui ogni luglio
cercherà di rassembrare
e al canto dei coreuti (le onde, l’elicriso,
la tabellina del tre che regola il maestrale).
C’è chi vive senza avere visto
e crede e c’è chi ha visto dio
come l’ho visto io.
Dio erano noi indecisi
se cantare
il canto che non avremmo mai cantato.