Il furto al SERT

Uscii dal pronto soccorso zoppicando. Per qualche strano motivo, il cervello si era concentrato sulle conseguenze che aveva sulle piante dei miei piedi la mancanza di endorfine. L’ infermiere mi corse dietro dicendomi che forse non era una buona idea andar via ora, che magari con un po’ di pazienza sarebbero riusciti a convincere il medico a darmi il metadone. La cosa che mi irritava maggiormente era il fatto che, quando ero per la milionesima volta scappato da me stesso e dal paese dove mi ero per la milionesima volta infognato, animato da una sincera voglia di uscirne, avevo pianificato ed organizzato tutto: dal Sert “di residenza” a quello di arrivo, Cuneo, dove abitava anche mia sorella, avevo fatto inviare, via fax ed e-mail tutta la documentazione necessaria, ma per qualche intoppo burocratico qualcosa era andato storto e nessuno mi aveva avvisato, così quando mi ero presentato al nuovo Sert erano tutti caduti dalle nuvole, poi u n medico dalla faccia altera mi aveva detto con aria di sufficienza che non avevo diritto al metadone e alla mia domanda su come rimediare, si era girato e se ne era andato dicendo ad alta voce “TANTO IL MODO LO TROVATE SEMPRE,VOI”. A quel punto, dopo varie birre comprate e in un supermarket (regola uno del perfetto scoppiato: mai bere al bar quello che puoi prendere al supermarket e pagare meno della metà) avevo avuto l’idea del pronto soccorso, dove ero rimasto cinque ore a supplicare che mi dessero qualcosa, inframmezzate da vari “raid” nel supermarket poco lontano a ingollare varie birre e un cartone da 1,5 L di vino scadente (regola numero due del perfetto scoppiato: se stai per finire i soldi e non sei abbastanza stonato, lascia perdere la birra e attacca il vino più economico o il vermouth, se non costa troppo). Guardai l’infermiere e con la faccia più patetica del mio repertorio di tossico, gli chiesi se PER PIETÀ potesse almeno farmi avere un tavor, qualsiasi cosa, per l’amor di Dio. Mi guardò contrariato, ma era un bravo cristo, così dopo avermi fatto aspettare qualche minuto tornò con due pillole dicendomi :”guarda che queste sono mie, non dire a nessuno che te le ho date e non prenderle tutte e due ora. Gliele tolsi di mano e le ingollai entrambe. Mi guardò spalancando gli occhi ed iniziò ad urlarmi qualcosa su quanto fossi stupido, ma mi voltai mentre ancora parlava e me ne andai. Che stronzo. Continuo a pensare che se incontrassi il me stesso di allora, lo prenderei a calci nelle gengive. Sudavo, volevo il metadone. Entrai in un bar e ordinai un brandy, lo buttai giù d’un fiato e ordinai un caffè, scappando di corsa appena il barista mi voltò le spalle per prepararlo. Arrivai davanti al Sert e senza pensare scavalcai il cancello, una volta dentro presi un mattone e lo lanciai contro la finestra che si frantumò. Mi tenni pronto ad un’eventuale fuga , ma non suonò nessun allarme, così mi arrampicai ed entrai, dirigendomi con un estintore in mano verso la “sala di somministrazione” dove tenevano il metadone. Un’ ora dopo ero ancora lì, bestemmiando contro i pannelli della porta che avevo tentato di sfondare con l’estintore ma si erano rivelati straordinariamente solidi ed elastici ,facendo ogni volta rimbalzare violentemente l’estintore contro le mie tibie ferendomi il collo del piede. Uscii. Lungo la strada una macchina mi accese gli abbaglianti contro suonando. Era mia sorella. Mia sorella che , incinta di quasi otto mesi, cercava il suo fratello matto, come fosse stato un regalo prezioso mandato dal cielo e non la disgrazia che invece era. Mia sorella che invece di maledirmi aveva gioito quando aveva saputo che andavo a Cuneo, ma che volete farci. Chi ti vuole bene a volte non riesce a vedere la merda di cui sei pieno. Lungo la strada le spiegai quello che era successo, poi una volta arrivati a casa, riuscii a rubare dei calmanti tra le medicine e una bottiglia di vino che bevvi in cinque minuti di nascosto sul balcone. La mattina dopo mia sorella mi svegliò tutta contenta dicendomi che la mia documentazione era arrivata al Sert e che sarei potuto andare a prendere il metadone nel pomeriggio, perché la sera prima qualcuno aveva tentato di rubare scassando tutto. Il pomeriggio ero il primo della fila. Ingollai il metadone, 80cc su due tavor, due litri di vino e uno di birra. Ricordo solo che salii in macchina e la faccia schifata di mio cognato. Quando aprii gli occhi mia sorella disse che avevo dormito tre giorni, dicendosi contenta perché “almeno avevo riposato”. Se avesse conosciuto il vero motivo, avrebbe mobilitato l’esercito per svegliarmi. Ecco perché ancora oggi, quando la guardo negli occhi e ci ripenso, provo una vergogna immensa.

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