Quella strana fossetta che mi vive sulla guancia,
quella voce finta da nenia per cantare la notte ai bambini
io
tu
rughe e cipria
sale e ferite
e tutt’intorno
il braccio, difesa ossuta del tuo piccolo mondo
– reggere, cullare, maledire –
con l’odore dell’erba bagnata
e la luce selvaggia dei papaveri
sulla postura legnosa: così nascondi
le linfe ancora inquiete
tra gli alberi morti
2 Comments
Braccia legnose aperte sul passato in attesa del futuro…stupenda!
Grazie cara, un abbraccio
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