Jack Hirschman / Poeti Internazionali

Felicità

C’è una felicità, una gioia
nell’anima che è stata
sepolta viva in ciascuno di noi
e dimenticata.

Non si tratta di uno scherzo da bar
né di tenero, intimo umorismo
né di amicizia affettuosa
né un grande, brillante gioco di parole.

Sono i superstiti sopravvissuti
a ciò che accadde quando la felicità
fu sepolta viva, quando essa
non guardò più

dagli occhi di oggi, e non si
manifesta neanche quando
uno di noi muore – semplicemente ci allontaniamo
da tutto, soli

con quello che resta di noi,
continuando ad essere esseri umani
senza essere umani,
senza quella felicità

*

….II braccio distorto insanguinato,

capelli impiastrati di sangue,

braccia annerite di lividi

e arrossate di sangue;

dita della mano sinistra

fratturate e tagliate,

mascella sinistra fratturata,

naso schiacciato e piegato;

orecchie tagliate a metà,

quella sinistra girata,

ferite sulle spalle,

torace, lombi;

profonda lacerazione sulla nuca,

ampio livido sui testicoli,

10 costole e lo sterno rotti,

fegato lacerato, cuore scoppiato.

Avrebbe potuto essere anche qui, in un luogo inesistente, in questo

luogo inesistente

che conosco così bene, questa New York di nulla facente,

facendo nulla, o, anche,

per tutti gli opportunisti, nulla da fare

nei luoghi che riattraverso

solitario, vecchio e

infelice come nella mia adolescenza

per le strade e giù negli scantinati dei club,

quella vita di muscoli rivoltata

come un guanto,

di pustole e orecchie sporche,

ma adesso immensamente più solo

dacchè la produzione di cose è divenuta

una consunzione che tutto consuma, cosicché ora

il nudo segno del dollaro è stampato

su tutto e su tutti

splendendo d’oscurità dagli abissi dell’avidità

dalla quale lui ci mise in guardia con innocenza indifesa

(come tutti da questa parte) paradossalmente indecente,

lui che aveva persino “imparato a far l’amore senza amore

e senza rimorso”….

Jack Hirschman. New York, 13 dicembre 1933

da “L’arcano di Pasolini”

traduzione Raffaella Marzano

*

Eccezionale America!
America l’Eccezione
ora chiede di essere regola
e righello
calato sul palmo aperto del genere umano
che trionfò sui sovietici
in una masturbazione lunga 36 anni,
comprendente lo stupro del Vietnam,
gli snuff del Guatemala,
l’ammassarsi di mucchi di denaro
sui comodini di Nicaragua,
El Salvador, Haiti per proteggere
la bordellizzazione di questi tempi.
Impero? Noi siamo la malavita
del mondo, guidati da una banda
di criminali ben vestiti, un Congresso
folle di lucro di codardi la cui
incallita indifferenza e esternazioni
di stronzate per il passaggio di leggi
di estorsione e banalità hanno assicurato
che a un uomo o una donna ci vorrà
tutta la vita per diventare
un semplice essere umano.
Impero davvero!
Tu gigantesca indegnità!
Tu immenso fallimento sul palcoscenico del mondo!
Solo quando, fra appena qualche anno, spaccone,
quel “mostro” (per usare il nome
guerrafondaio con cui già la definisci), ti avrà
sorpassato in ogni campo del progresso
umano e di umanità, e quella gente
sia più vecchia che più giovane di te,
un miliardo, dirà:
“Noi non vogliamo che tu faccia la guerra
mai più da nessuna parte sulla terra.
Se lo farai fermeremo te e le tue
armi di distruzione di massa
senza che si spari neanche un colpo.
Noi siamo la maggioranza. Tu sei un ragazzino indisciplinato.
Vai nell’angolo e impara la lezione” –
allora, America, finalmente sarai libera.
Jack Hirschman. New York, 13 dicembre 1933

da “12 arcani”

traduzione Raffaella Marzano”

Jack Hirschman (New York, 13 dicembre 1933 – San Francisco, 22 agosto 2021) è stato un poeta statunitense.

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1 Comment

Poesia di grande umanità, di denunzia, grande poeta. righello
calato sul palmo aperto del genere umano
che trionfò sui sovietici
in una masturbazione lunga 36 anni,
comprendente lo stupro del Vietnam,
gli snuff del Guatemala,

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