La Difesa della Brina

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Degli occhi d’ora, riconosco l’ombra
Il cristallo logoro dal male.
Opaco d’altitudine poco consona
al tempo che m’incalza

Non vi è raggio né arsura né anima
solo il mesto chiacchiericcio d’acque reflue
ed il lento movimento da sempre conosciuto,
sulle rive a consumare

Se scorgessi le mie ore, d’ un istante solitario
o solo i miei secondi. Non avresti che il Freddo
delle gelate stradali e delle brine notturne la bellezza

Il candore del Bianco raffermo e impermeabile
di cuori erosi al vento dell’abbandono
mentre dei cenci le mani alla ricerca d’appigli

La caduta senza corpo, solo questo avresti
Il dover abbattere un momento alla volta
tutto ciò che il tempo ha dimostrato
del vivere terreno

Se vedessi attraverso i miei occhi d’ora
una volta sola e vera
Non avresti la certezza
né matematica lungimiranza

Ma solo il cruccio del non percepire
Attraverso il ghiaccio che mi ricopre
il significato di tanta indolenza
al mondo caldo che si scopre.

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