Io sono una mosca:
il suo occhio catrame impazzito
che gira e rigira il lampadario;
ricamo spirali a questa noia
che è pozzanghera metallica del cielo
imbuto di fosforo e argento.
Entro persino negli specchi
e poi sparisco
in qualche nervo teso
del collo.
Questo è il mio mestiere:
rompere gli assi cartesiani
centrare rovelli poetici
vibrare di seta gli escrementi.
Io non ho le idee chiare:
sono l’assente di turno
verde plastica umida
che cade a gocce
in un tempo grammaticale.
Sono talmente una mosca
che sono un lampadario:
intelligente e imprendibile
ottone barocco
che detta temporali e scrive.
Se ho un sogno lo numero col gesso alla lavagna
per me l’amore sono due vetri sudati al posto degli occhi
un palmo aperto su una spalla
due cerini accesi alla felicità
e questo non solo
di più ancora
intendere
pioggia e mosca
in uno stesso verso