LA NAVE

Si sentì come un rombo che montava misto a un crepititio di legna che si schianta. La terra prese a vibrare e le pigne a staccarsi dai rami più alti percuotendo il terreno a raffiche. Gli uccelli si alzarono in volo tutti insieme e nella radura apparve la prua. Scura e aliena, dritta a perdicielo, tagliente, immane. Incalcolabilmente più alta dei più alti alberi. Sfondò il muro verde fendendo la foresta, rivoltando ai lati la terra mista a rocce e radici e piante divelte. Poi cominciarono a uscire dal bosco le murate. Interminabili. A strapiombo sopra la linea di galleggiamento e poi su diritte, con l’infinita teoria delle balconate, dei ponti, delle scialuppe in fila. Percorrevano il solco appena tracciato dilatandolo, lasciandosi di fianco due onde solide che non potevano richiudersi. Per ultima nella radura entrò la poppa, sospesa, ciclopica sulle eliche che aravano il terreno rimestandolo, scagliandone in alto i frammenti, pietre e zolle, ciuffi d’erba.
La nave proseguì fino al limitare del paese come a volerlo attraversare finché, a pochi metri dalla prima casa si arrestò. Le eliche rallentarono il loro ritmo, a scatti, fino all’ultimo giro e infine restarono immobili come mulini caduti nel fango.
In pochi brevissimi istanti tutto fu di nuovo silenzio.
Le case lillipuziane addormentate nel primo mattino ai piedi del colosso.
La nave, spropositata, come costretta in uno spazio di mondo inadatto alla sua immensità.
In quel momento la porta della casa più vicina alla prora, pochi metri a dir tanto, si aprì e ne uscì un uomo.
L’uomo aveva un impegno di lavoro a cui pensava da giorni e aveva dormito male. Si era svegliato più volte, aveva bevuto, aveva pisciato, aveva provato a svegliare la moglie senza successo e poi era rimasto sveglio nel letto con gli occhi chiusi figurandosi cento volte la scena che lo aspettava, i nuovi clienti, i colleghi, quel che avrebbe dovuto dire. Quando la notte passava così, l’uomo si accorgeva di aspettare il giorno come una liberazione e alle prime luci subito usciva in giardino, si sedeva e si consolava d’alba, prima di prepararsi e avviarsi al proprio dovere.
L’uomo si sedette sul gradino di casa e pensò a quanto sarebbe stato bello spaccare la faccia a Costa, l’area manager, con quell’espressione da untuoso coglione. Poi si figurò di essere portato all’esasperazione dalla Direzione, di subire d’un tratto e senza ragione ogni sorta di inaccettabili ingiustizie e finalmente esplodere mandando tutti a farsi fottere e licenziarsi e uscire in strada folle e libero. Senza un futuro.
Mentre lo invadeva un’ondata di gioia diritta dallo stomaco si accorse di avere un accenno di erezione. Allora immaginò di prendere la moglie da dietro, come gli era sempre piaciuto ma immaginandola così si accorse che era invecchiata. Si guardò la pancia gonfia e pensò che anche lui era invecchiato e lasciò la sua erezione afflosciarsi.
Se almeno il tempo fosse stato bello, pensò l’uomo, forse la giornata sarebbe stata più sopportabile. Magari nell’intervallo di pranzo avrebbe potuto sedersi ai tavolini di quel bar nuovo tanto carino a prendere un caffè guarnito con le briciole di amaretto. Era diventato un po’ goloso da qualche tempo, proprio lui che non aveva mai amato i dolci. Guardò in alto. Niente da fare. Un tempo insignificante e grigio come sempre da qualche anno a questa parte. Aveva dentro un bisogno di cielo, di luce, di primavera, di vento e non c’era più verso di saziarlo con una bella giornata come si deve.
Sentì aprirsi la porta dietro di lui e riconobbe l’ombra della moglie e il suo odore.
“Sei sveglio da molto?” disse lei.
“Un po’” rispose l’uomo.
La moglie si guardò intorno, misurò lo spazio intorno alla loro casa, pensò che tra soli quattro anni avrebbero finalmente finito di pagarne il mutuo. Poi annusò il cielo e scosse il capo.
“Sai cosa?” disse poi al marito.
“Cosa?” rispose l’uomo che si stava domandando con una specie di ansia senza senso se ci fosse per lui una camicia stirata o se gli sarebbe toccato indossare quella del giorno prima.
“Quando avremo finito di pagare il mutuo mi piacerebbe fare una bella crociera. Ora non costano molto. Mi piacerebbe star via due settimane intere, magari ai Caraibi come i Menchini.”
L’uomo guardò la moglie con un mezzo sorriso.
“Ma se hai sempre avuto paura di navigare!”
“Non è vero. Questa te la sei inventata.”
“D’accordo -disse l’uomo alzandosi- ti porterò a fare una super crociera se è questo che vuoi.”
“Ti stiro una camicia” disse lei rientrando in casa.
“Metti prima su un caffè se non ti spiace” disse l’uomo seguendola e chiudendo dietro di sé la porta.

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